Perché l'aiuto psicologico non può essere gratuito?

Perché l'aiuto psicologico non può essere gratuito?

Una riflessione sui Disturbi del Comportamento Alimentare

Fin da piccoli abbiamo spesso ricevuto l'insegnamento che “ogni cosa ha un costo”, come prima riflessione io aggiungerei piuttosto che tutto ha un valore. Si tratta di una differenza non solo di significato ma anche e soprattutto di senso: il valore, infatti, ha a che fare con un aspetto personale che viene attribuito dall'individuo a qualcosa, sulla base della propria storia, motivazione e aspettativa. Quando si ha a che fare con la dimensione del valore viene coinvolta la parte affettiva mentre, nel costo e nell'acquisto, la parte cognitiva.

Una consulenza psicologica, un colloquio diagnostico o una seduta di psicoterapia o psicoanalisi, sono soggette a pagamento così come qualsiasi altra prestazione professionale. È innegabile il fatto che lo psicologo sia un professionista con alle spalle un lungo percorso fatto di laurea, esame di abilitazione, tirocini e, se parliamo di uno psicoterapeuta, quattro anni di scuola di specializzazione, ulteriori tirocini, psicoterapia personale ed esame conclusivo di specializzazione; la formula dello psicologo gratis, quindi, svilisce una lunga e difficoltosa formazione, molto lontana dall'esercizio di una semplice empatia o di una pacca amichevole sulla spalla.

Spesso aleggia un'immagine del terapeuta come ricco e sereno, un'idea che può sostenere un certo grado di idealizzazione pur utile. Tuttavia, partire da questo presupposto per fantasticare sul fatto che il professionista sia l'unico nella coppia terapeuta-paziente ad avere ogni cosa buona, è un'altra questione.  Gli adulti che si rivolgono ad un professionista in cerca di aiuto, al di là delle loro difficoltà oggettive, non sono né dei bambini ancora dipendenti, né delle persone sfortunate. Queste rappresenterebbero due visioni svalutanti: sono adulti e portatori di un valore personale, hanno un loro mondo interno ricco, con determinate risorse per poter affrontare un percorso e attivarsi in tal senso per portarlo avanti.

La motivazione alla base del pagamento non può essere considerata unicamente come un fattore di ordine economico, essa ha delle implicazioni ad un livello profondo simbolico, contribuendo ad indirizzare il trattamento. Consciamente e, soprattutto, inconsciamente, il pagamento è legato all'impegno che profondiamo in qualcosa. Un esempio banale può essere quello di quando abbiamo a che fare con qualcosa di estremamente importante per noi, che abbiamo pagato con i nostri sforzi e le nostre tasche, per il quale abbiamo più cura rispetto a ciò che ci viene regalato.

Pagare una seduta dà priorità non allo psicologo ma a se stessi. Chi domanda aiuto mette sé stesso al primo posto, prendendosi cura del proprio benessere e della salute, non assumendo una posizione passiva, nell'erronea aspettativa che tutto l'aiuto debba venire dall'altro, quindi dal professionista. Il vero cambiamento avviene quando c'è disponibilità a farsi aiutare ed un'azione concreta nel desiderarlo.

In secondo luogo, il pagamento dà uno specifico valore agli incontri, sottolinea che il percorso intrapreso è un investimento prezioso che costa fatica e a volte rinunce. Se invece gli incontri fossero gratis, non rischierebbero di essere svalutati o quantomeno dati per scontato? Sareste disposti ad andare ad ogni incontro senza pensare che per quella settimana può saltare tanto "non fa niente"?

Il denaro, inoltre, sottolinea una differenza tra le parti terapeuta-paziente, evitando che la relazione possa essere sentita come un'amicizia gratuita. Le relazioni fra pari, infatti, sono connotate da condizionamenti e tabù e, spesso, sono proprio queste le situazioni che portano marcato disagio nella vita dei pazienti. Nella relazione terapeutica non c'è reciprocità a questo livello, il terapeuta non parla di sé ma ascolta quanto ha da dire o non dire il paziente. Questo non significa che viene eliminata qualsiasi componente umana dal rapporto terapeutico: l'empatia è uno degli strumenti più importanti che si mostra all'interno della relazione, così come l'accoglienza, l'ascolto, il contatto emotivo. Dal momento che non c'è obbligo di reciprocità come in qualsiasi altro rapporto umano, il paziente è libero di parlare o di rimanere in silenzio proprio in virtù di come si sente, senza dover ricambiare una forma di amicizia nei confronti del suo interlocutore o mostrare una qualsiasi forma di riconoscenza obbligata.

Infine, in rapporto al significato simbolico del denaro, esso rappresenta anche la dimensione psichica del debito: il paziente non dovrebbe avere un debito nei confronti del professionista, né viceversa. È importante che tutto torni tra le parti almeno nella fantasia, affinché la gratitudine diventi la dimensione da sperimentare assieme, in un percorso autentico.


Dott.ssa Alessandra Roberti
Psicologa a Roma

Dott.ssa Alessandra Roberti

Sono una Psicologa clinica. Fornisco consulenze e supporto psicologico, affiancando il paziente con sensibilità e competenza.

Partita IVA 02372640447
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della regione Lazio col n.23867

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