Storie di confine: il Disturbo Borderline di Personalità

Storie di confine: il Disturbo Borderline di Personalità

Storie di confine: il Disturbo Borderline di Personalità

Il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) è caratterizzato da modalità comportamentali e di pensiero che si manifestano in modo rigido e pervasivo. Colpisce più frequentemente il sesso femminile e l'esordio avviene in adolescenza o nella prima età adulta. Inizialmente, il termine “borderline” stava ad indicare un funzionamento che si colloca al confine tra nevrosi e psicosi e, recentemente, A. Correale ne ha evidenziato piuttosto l'”assenza di confine”, che si esprime con marcata disforia e impulsività.

I sintomi

Secondo la diagnosi del manuale DSM-5 il disturbo borderline è caratterizzato da una pervasiva instabilità delle relazioni interpersonali, dell'immagine di sé e dell'umore, da sentimenti cronici di vuoto e di abbandono, sintomi dissociativi e rabbia immotivata e intensa. Vediamoli più nel dettaglio:

  • senso di abbandono: il borderline vive in maniera molto intensa l'idea di essere trascurato dall'altro, con agiti di rabbia e impulsività fortemente carichi di angoscia, nel tentativo di tollerare la solitudine e il vuoto;
  • instabilità emotiva: l'intolleranza alla frustrazione, lo scarso controllo degli impulsi e l'umore disforico portano il borderline a vivere una emotività forte e burrascosa, spesso con difficoltà a controllare la rabbia rispetto ad una azione altrui, considerata come gesto di abbandono o negligenza;
  • idealizzazione e svalutazione: il borderline ha difficoltà ad entrare in reale contatto emotivo con l'altro per cui tende ad averne una visione dicotomica bianco/nero; può passare da una iniziale e totale idealizzazione dell'altro come protettivo, affidabile, disponibile e buono e con forte coinvolgimento emotivo, ad una sua opposta e totale svalutazione, che conduce a sminuire e attaccare l'altro. Il tutto senza possibilità di problematizzare ciò che sta accadendo;
  • comportamenti autolesivi: la visione fortemente rigida degli altri viene applicata anche all'immagine di se stessi e, l'impulsività che accompagna questi sbalzi emotivi, può condurre ad abuso di sostanze, promiscuità o sessualità a rischio, abbuffate, gesti di automutilazione (come tagli sul corpo o bruciature) ed ideazione e comportamenti suicidari;
  • uso strumentale della sofferenza in senso vittimistico o rivendicativo, rispetto ad un ipotetico risarcimento.

Il disturbo borderline di personalità ha delle caratteristiche in comune con i disturbi dell'umore, in particolare con il bipolarismo. In entrambi i casi sono riscontrabili evidenti stati di euforia e depressione ma, la disregolazione emotiva del borderline, è pervasiva e collegata al contesto e alle relazioni interpersonali mentre, nel bipolarismo, le oscillazioni si presentano in modalità ciclica e indipendente da quanto accade.

Le cause

Una tesi largamente condivisa dai clinici è che il disturbo borderline sarebbe collegato ad un trauma indotto da una relazione con un oggetto primario genitoriale percepito come indisponibile, umiliante o frustrante, che attua una svalutazione degli stati emotivi del figlio, carenze di cure, maltrattamenti e abusi. Una presenza così confusiva provoca una sorta di corto circuito in cui, l'unica via di fuga, sembra il passaggio all'atto; tutto ciò alimenta un circolo vizioso in cui l'agitazione emotiva rinforza il comportamento impulsivo e viceversa. Nel paziente borderline prevale un vissuto catastrofico di perdita irreparabile, un terrore che spesso viene lenito da esperienze dissociative, con stati alterati di coscienza , disturbi percettivi e dell'attenzione che permettono una fuga da una realtà troppo dolorosa. In questi casi, le emozioni dominanti sono la paura e il senso di solitudine e, all'interno di questa cornice, la rabbia e l'agito aggressivo hanno lo scopo di suscitare lo sguardo dell'altro e il suo interesse ma, purtroppo, finiscono per allontanarlo. Spesso le dinamiche del borderline non si basano su aspetti abbandonici reali da parte dell'altro ma vengono interpretati come tali sulla base della rappresentazione traumatica interiorizzata.
È centrale anche la mancanza di una sana capacità di mentalizzazione: durante lo sviluppo, all'interno della comunicazione madre-bambino, passano degli stati affettivi che la madre è in grado di regolare, modulare e rispecchiare per il figlio. Nel momento in cui si manifesta un deficit a livello di questa funzione materna, si instaura una difficoltà a riflettere sulle proprie esperienze e stati d'animo oltre che a valutare in maniera lineare i rapporti interpersonali.

La terapia

  • È fondamentale puntare sul riconoscimento delle emozioni e dei pensieri che sottendono uno specifico stato mentale, riuscire ad individuare quali sono i veri sentimenti che innescano comportamenti su cui si percepisce di non avere il controllo. Sono tutti aspetti mirati a rafforzare la fragile coscienza di sé del paziente.
  • È necessario supportare la capacità del borderline di pensare rispetto al suo mondo interno ma anche aiutarlo a differenziare la realtà dalla fantasia, predendo atto che le proprie convinzioni possano essere anche false e relazionate primariamente ad una propria visione di se stessi e del mondo, spesso supportata da una ideazione di tipo paranoide.
  • È utile moderare gli aspetti proiettivi così da fare spazio alla percezione degli stati mentali dell'altro, preservando relazioni significative e interrompendo i circoli viziosi di paura, angoscia e rabbia. In questo senso, il terapeuta si pone come nuovo oggetto trasformativo per il paziente, che diventa in grado di trovare se stesso nella mente dell'analista, come individuo pensante e capace di provare sentimenti e di essere amato.
  • Non ultime, sono importanti anche alcune strategie mirate, come chiedere supporto ad una terapia farmacologica che, in alleanza con la psicoterapia, va a limitare l'aspetto impulsivo e autolesivo, oltre che a supportare gli stati depressivi di vuoto e di alterazione dell'identità.

Dott.ssa Alessandra Roberti
Psicologa a Roma

Dott.ssa Alessandra Roberti

Sono una Psicologa clinica. Fornisco consulenze e supporto psicologico, affiancando il paziente con sensibilità e competenza.

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Iscritta all'Ordine degli Psicologi della regione Lazio col n.23867

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